La flora del Parco di Veio è rappresentata da un numero di specie senz’altro notevole, tra queste alcune spiccano per il loro ruolo ecologico e per la loro importanza nell’ambito dei piani di conservazione e meritano quindi un’attenzione particolare.
La presenza della maggior parte di queste specie è legata alla conservazione ottimale dei loro habitat costituiti da: praterie resistenti alla media e alta siccità, da boschi sempreverdi e di latifoglie, da pozze umide e stagni effimeri e da un sistema di forre formate dalle profonde incisioni scavate nei terreni tufacei dal gran numero di torrenti e fossi che attraversano il Parco.
Proprio le forre sono gli ambienti più spettacolari del Parco di Veio, nelle profondità delle valli tufacee si può scoprire un mondo straordinario caratterizzato da una grande diversità ambientale; esso è legato a un particolare fenomeno detto della inversione termica: scendendo nella forra le condizioni climatiche mutano. Qui l’ombreggiatura è intensa, l’umidità e la temperatura sono stabili, i venti sono assenti e le nebbie ristagnano e si possono trovare specie “microterme”, legate cioè ad ambienti a clima freddo tipici di quote altimetriche superiori (come ad esempio le faggete). Dopo l’ultima glaciazione (wurmiana circa 20.000 anni fa) con il ritirarsi dei ghiacci, le specie legate a climi freddi hanno potuto trovare rifugio alle nostre latitudini in ambienti particolari come questo dove il clima caratteristico ne ha consentito la sopravvivenza.
La finalità della ricerca era valutare lo stato di conservazione di alcune specie vegetali rare o minacciate a livello regionale e nazionale attraverso il rilievo e il monitoraggio di parametri ambientali ed ecologici; tutto ciò per evidenziare quali variabili rendano alcuni habitat del Parco rifugio di specie pregevoli legate a condizioni particolari al fine di poter predisporre le misure più idonee per la loro gestione e conservazione.
Attraverso varie misure ed analisi si è cercato di valutare il grado di minaccia derivante da fattori esterni.
I risultati dello studio hanno permesso di individuare i siti dove maggiore è la presenza di specie interessanti e di acquisire le informazioni necessarie a delineare linee guida di gestione e monitoraggio.
Risultati
La flora del Parco di Veio risulta composta da circa 730 entità e presenta notevoli somiglianze con quella censita per l’area romana; rispetto ad essa, però, emergono alcune specie dal rilevante interesse ecologico e conservazionistico.
Fra tutte spicca la presenza di Crocus suaveolens, un endemismo (specie esclusiva di un determinato territorio) molto raro e presente solo in Umbria e Lazio; dalle prime osservazioni, questo risulta legato ad ambienti di margine boschivo e siepi che possono essere soggetti al disturbo di cinghiali: sarà perciò importante verificare in futuro il livello di minaccia a cui le popolazioni sono sottoposte.
Sono state inoltre rilevate 26 specie che rappresentano le emergenze più importanti di tutta la flora del Parco: Arisarum proboscideum, Buxus sempervirens, Cardamine enneaphyllos, C. heptaphylla, Carex depauperata, Circaea lutetiana, Crassula tillaea, Crocus suaveolens, Daphne laureola, Epilobium lanceolatum, Equisetum palustre*, Erigeron karvinskianus*, Euphorbia dulcis, Galanthus nivalis, Hepatica nobilis*, Hypericum androsaemum, H. hirsutum*, Ilex aquifolium, Lathraea squamaria, Orchis provincialis*, Periballia minuta*, Quercus crenata, Sedum caespitosum, Stachys germanica, Veronica acinifolia, V. montana*; le specie contrassegnate con * risultano nuove per la flora del Parco. Si tratta in molti casi, tra tutte e 26 le specie considerate, di specie microterme che attualmente hanno trovato rifugio nelle particolari condizioni climatiche presenti nell’area.
La nostra indagine ha mirato a rilevare le particolari condizioni ambientali che permettono il mantenimento di tali relitti nel contesto dell’area del Parco, in quanto è probabile che un futuro cambiamento climatico, sia per motivi naturali dovuti anche al riscaldamento globale, sia per cause dovute alle modificazioni antropiche più dirette, possa influenzare la sopravvivenza di queste specie. Conoscere la soglia climatica entro cui è possibile la conservazione di tali specie è fondamentale per poter assolvere al meglio uno dei compiti principali del Parco la gestione conservativa ambientale.